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11 gennaio 2015 7 11 /01 /gennaio /2015 10:17

“Soltanto una vita” di Ninnj Di Stefano Busà, Edizioni Kairos, 2014

di Carmelo Consoli

Alle prese con un genere letterario come quello del romanzo Ninnj Di Stefano Busà, acclamata poetessa contemporanea, eminente critico letterario e personalità di punta della letteratura nostrana e internazionale, convince ampiamente e riafferma le sue apprezzate qualità umane e le grandi capacità di scrittura che l'hanno resa così nota sino ad oggi tra il grande pubblico e gli addetti ai lavori.

L'occasione le viene data dalla pubblicazione del suo libro “Soltanto una vita “ della Kairos editore in cui l'autrice dà respiro ad un classico romanzo di collaudata tradizione con personaggi e scenari che appartengono ad un classe borghese di elevato livello e dove si respirano, di fondo, arie elitarie ed idilliache che all'apparenza appaiono alquanto dissonanti con il travaglio umano e sociale della nostra modernità e del nostro tempo.

Un' apparentamento, a prima vista, quello della sua vicenda, con una sorta di telenovelle americane o sudamericane che vanno in scena per anni e dove si recitano struggenti saghe familiari.

Ma ciò non inganni in quanto la Di Stefano Busà da grande interprete dell'antitesi tra sogno e realtà ha voluto, a mio giudizio, sottolineare al meglio lo scontro tra il male, le traversie della vita, il dolore e le oasi paradisiache della gioia, dell'ascesa verso dimensioni edeniche, affondando cioè le sue visioni in un mondo in cui fortune e disgrazie si mostrano nella loro maggiore rilevanza, opposizione e distanza.

Il volume è imperniato sulle esperienze di tutta una vita con un ideale percorso generazionale in cui ognuno di noi può sentirsi coinvolto tra la meraviglia e l'amarezza.

Una vicenda a cui il lettore dà piena condivisione, immergendosi empaticamente nelle note descrittive attraverso il coinvolgimento di tutti i sensi, in una gamma estrema di sfumature, da quelle più materiali a quelle più spirituali e con una continua ricerca della verità del vivere.

La scrittura, che rivela grandi capacità tecniche e si avvale anche dell'effetto reiterato della “contrapposizione”e della “sovrapposizione”, vuole sottolineare nella sua più profonda motivazione come la vita vada vissuta nella pienezza dei propri risvolti sia amari che dolci non rinnegando le fasi tormentate, accettando il peso del dolore; insomma come dire che è importante gioire e dolersi per sé e per gli altri nella costante consapevolezza di una esperienza irripetibile, quale è l'esistenza umana.

Questo è, a mio parere, il filo rosso che unisce la storia e che riafferma quindi la sostanziale saggezza dell'autrice nella ricerca dell'amore e della condivisione della vita.

I due principali protagonisti Julie e George assurgono, nella loro personale vicenda, a simbolo di distruzione e rinascita, ingabbiati come sono in spazi da incubo con le loro prove fisiche ( lei toccata dall'esperienza del tumore e di un aborto, lui colpito da infarto) e liberati poi in oasi paradisiache in cui gli scenari naturali mostrano tutta la potenza poetica dell'autrice.

Ma anche gli altri attori che sfilano, ad iniziare dalla figlia di George, Emily e da suo marito vengono provati significativamente e dolorosamente e quindi si rivela in maniera costante l'antica contrapposizione tra felicità e sofferenza.

Ne viene fuori un volume in cui la Busà mostra una grande padronanza stilistica e concettuale messa in atto attraverso un canto lirico appassionato e costantemente impreziosito dalle corde poetiche straordinarie in suo possesso, in cui l'accento viene posto su fondamentali regole di vita come il rispetto dell'altro, la fede in sé stessi , l'amore e la solidarietà con la malattia e le disgrazie altrui.

Ovunque aleggia l'aura della poesia di Ninnj, persino nell'accuratezza dei tratti psicologici dei personaggi, nei momenti più accentuati di psicopatologia ed ovviamente poi essa si esalta nella carrellata infinita dei luoghi e dei paesaggi esotici passati in rassegna.

Ma davvero sorprende la sua sapienza tematica-descrittiva dove ella si rivela la romanziera esperta capace di dar voce alla piena consistenza di un romanzo dai toni fortemente colloquiali, con innegabile bravura linguistica e stilistica.

L'autrice si dimostra in grado di affrontare il genere narrativo nella minuziosità e genuinità delle cose, cioè di calarsi con cura nei minimi dettagli, soffermandosi lungamente ad affrontare l'approfondimento dei caratteri, cosa che da sempre coinvolge emotivamente e svela in profondità l'anima degli attori messi in scena.

Il lettore segue dunque un seducente percorso nell'accurato tratteggio dei protagonisti e delle loro vicende, alle prese così con un' ampia gamma comportamentale umana che va dalla devianza psichica, alla saggezza, dall'insicurezza alla piena affermazione, dalla discesa nel dolore più profondo, all'ascesa nell'azzurro delle isole felici, dai distacchi dolorosi alla piene riappacificazioni, come accade tra George ed il figlio, per tanti anni divisi, dopo che quest'ultimo era stato affidato alla madre rivelatasi una donna sostanzialmente psicopatica.

Insomma trame e collocazioni degne della mano più sapiente del romanziere con la capacità di una scrittura in grado di affrontare con leggerezza e profondità al tempo stesso tutte le le più ampie tematiche della vita.

Una lettura che invita a coinvolgimenti sentimentali, ambientali, a riflessioni interiori, spirituali, a considerazioni sulla famiglia e sulle relazioni sociali ma che soprattutto sottolinea la forza e la fragilità della vicenda umana e la meraviglia della vita, unica e incredibile.

Vale la pena di sottolineare ed evidenziare il tocco magico della Busà nell'innesco della bellezza paesaggistica e degli scenari naturali anche se poi dobbiamo concludere che non poteva essere diversamente considerando l'altezza e lo spessore unico della sua poesia.

Ma a vincere ancora una volta è l'amore o meglio la ricerca di quella luce che conduce all'amore; una presenza di luminosità costante nella poesia di questa grande autrice, della quale vorrei ricordare il bellissimo volume: ”Quella luce che tocca il mondo” che io ho avuto l'onore di presentare tempo addietro alla “Camerata dei poeti” di Firenze, dove mostra in tutta la sua magnificenza, l'aspirazione al segno salvifico, dopo il calvario delle prove e la discesa in abissali scoramenti.

Come allora, in questo romanzo, avviene uno scavo profondo sul percorso e sul mistero della vita, con la differenza che stavolta viene messa in scena una vicenda che si snoda seguendo dinamiche e scenografie filmiche in cui si viene rapiti e immersi in caleidoscopiche visioni, trasportati nella più coinvolgente adesione nei risvolti delle umane condizioni, dall'estremo dolore alla gioa più esaltante.

Dunque per l'autrice c'è la necessita della riproposizione della grande questione tra luci e ombre, nella sua continua ricerca di un modus vivendi che acclari il mistero dell'esistenza.

Per lei il senso più profondo della presenza umana nel suo percorso vitale consiste nella ricerca dell'amore, nella condivisione amorosa senza limiti che sostiene e ripaga con i suoi stupori emozionali e apre al miracolo, ai sogni, dando il coraggio di opporsi alle lacerazioni del male.

Insomma tutto questo perché la vita è unica e straordinaria e va vissuta con la consapevolezza della sua preziosità.

Complimenti dunque all'amica Ninny capace di accedere al romanzo con assoluta disinvoltura e notevole padronanza di scrittura e di saper dare prova di elargire emozioni e incantamenti al pari della sua splendida poesia ; una capacità, la sua, davvero straordinaria.

Carmelo Consoli

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