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17 maggio 2009 7 17 /05 /maggio /2009 09:30

di (Ninnj Di Stefano Busà)

Esclusivamente personale, individuale e privata può e deve essere la laicità confessionale, poiché,trattasi della convinzione profonda di ogni individuo nei confronti di un atteggiamento confessionale che lo contraddistingue. Il libero arbitrio torna più che mai insistente a farsi sentire, quando la Chiesa vuole imporre il suo sigillo di propaganda ecclesiale. Se è vero che ogni uomo è nato libero come la Chiesa stessa afferma, si deve dare a costui l'opportunità di fissare il suo comportamento e i suoi atteggiamenti nei confronti di una sensibilità che deve portarlo a compiere l'atto di credere o non credere.
Quando la Chiesa vuole imporre ad ogni costo le proprie direttive sbaglia, perché allontana i fedeli dalle proprie intime convinzioni. La laicità non è un vestito che si può indossare solo la domenica:è un
abito mentale, un rendiconto spirituale,una misura delle proprie capacità di giudizio, una caratteristica propria della libertà e una condizione morale della propria coscienza individuale, e ancora: un bilancio delle proprie azioni, l'affermarsi del proprio  -io-  nei confronti di una fede o di un comportamento religiosi che all'uomo spettano di diritto
. L'invadenza della Chiesa nei confronti della società civile non deve essere di usurpazione dei diritti e dell'esproprio delle condizioni di vita che si rapportino con la coscienza di ognuno. Ma tant'é che, a volte, soprattutto, in materia giuridica o nelle scuole e nell'insegnamento, la gerarchia ecclesiale pretende di dettar legge, soprattutto quando nella fattispecie si sente espopriata del proprio ruolo formatore delle coscienze e dello sviluppo mentale e cognitivo delle nuove leve.Si arroga , quindi, una critica esasperata ed eccessiva nei confronti di organi e istituzioni che proprio nel ruolo riformista dovrebbero essere lasciati liberi di scelte comunitarie o individuali. 

Ogni persona ha diritto di promuovere la propria coscienza in modo autonomo e decisionale, senza incorrere nelle ire della Chiesa che vuole invadere quelli che sono i ruoli dello Stato e dei diritti civili, sociali e religiosi della parte laica. Gli intellettuali hanno un loro credo confessionale,u modello libero di intendere e di delineare all'interno del loro sistema progettuale di comportamenti e di scelte, possiedono il discernimento, le capacità di credere o meno nei dettami di una Verità eterodossa che a viva forza vuole inculcare i propri principi fideistici. Le due realtà possono convivere senza ostacolarsi a vicenda. Alla Chiesa spetta la sua parte evangelica, la sua predicazione e gli ammonimenti per una vita che sia conforme ai precetti cristiani, allo Stato e ai cittadini spetti l'ordine e la disciplina di lasciare che la Chiesa amministri la parte spirituale, la coscienza di chi crede. Libera Chiesa in libero Stato, dunque senza invadenze di campo, senza polemiche o critiche che potrebbero acuire il già fragile meccanismo e l'equilibrio di molti Stati nei confronti delle religioni. Perciò,il Papa gira il mondo. Per portare il suo messaggio pacificatore nei cuori delle genti e degli altri rappresentanti delle Chiese diverse dalla nostra e delle religioni altre.La Chiesa non è più quella delle origini o dei secoli passati, deve aggiornarsi, andare al passo coi tempi: non è più tempo di scomuniche, non è più tempo di arroganze e di atteggiamenti drastici nei riguardi di una laicità perfettamente in grado di autogestire la propria autonomia di pensiero e di azione.  

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