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14 giugno 2009 7 14 /06 /giugno /2009 10:12
di (Ninnj Di Stefano Busà)

Non vi sono alternative, la realtà di oggi è più tragica di quanto possa apparire. Non è catastrofismo il mio, ma vuole essere una presa di coscienza che vede nella regolamentazione dei principi e dei diritti fondamentali dell'uomo la sua autentica rinascita. In questi ultimi dieci anni il fine ultimo dell'uomo è stato il suo arricchimento economico: il dio denaro ha invaso tutte le prospettive, i piani, i progetti dell'uomo moderno e civilizzato, andando a cozzare contro quelle che sono le leggi della natura e delle regole umane, la visuale del mondo si è andata sempre più restringendo fino a creare negli individui e nelle nazioni il carattere di pianificazione autodistruttivo.

Le regole e le peculiarità del concetto-uomo si sono sempre più smarrite nei meandri di cuori inariditi e persi verso la globalizzazione di un piano strategico di arricchimento che, si sperava portasse il benessere. Così non è avvenuto a causa di sperequazioni, di sperimentazioni, di speculazioni dissennate ed egocentriche che hanno creato quel disagio generazionale, ovvero: la catabasi, la sconfitta di tutti quegli ideali cristiani, (e non solo), di tutti quei legani di solidarietà, di gestione del bene comune che invece di realizzarsi in un piano di interessi e di benefici per tutti, si è andato attestando a favore di pochi privilegiati.
E' opportuno tornare alla normalità, rivedere, finché si è in tempo, la disciplina planetaria di un mondo in deriva, attuare regole, ripristinare la coscienza del bene, e il senso della comunità, non solo il richiamo folle del proprio
ego. Prima di tutto bisognerà voltare pagina, comprendere appieno che la folle corsa verso i domini della sopraffazione è la strada meno indicata per la felicità di tutti. 
La svolta della globalizzazione non ha inteso tener conto che il bene si conquista con leggi e diritti per tutti. Con la sottrazione di queste leggi e dei diritti civili di alcune fasce diseredate, s'inceppa un meccanismo di autoregolamentazione, si formano strati di povertà difficilmente calcolabili, che fomentano guerre civili, lotta fra poveri, diaspore e fughe di massa verso altri paesi che costituiscono un pericolo, una bomba ad orologeria per i fuggitivi e i perdenti, ma soprattutto per le popolazioni residenti che vedono invaso il loro territorio e reagiscono con atti di xenofobismo e di odio verso il diverso. L'emigrazione è vista sotto il profilo dell'illegalità, della clandestinità e diventa fattore di lotta e di odio razziale. La macchina-uomo prende il sopravvento sul dinamismo coscienziale della specie umana, provocandone solo distruzione, feroci squilibri sociali, morali, e religiosi; creando il caos mondiale. L'intero sistema planetario è stato sconfitto da un vento di insubordinazione globalizzata che ha generato mostri  senza scrupoli, veri vampiri assetati. Ciò ha inculcato nel folle piano esistenziale dell'uomo del Duemila, quel detestabile concetto che la finanza e la sicurezza economica dell'individuo sono alla base di tutto.  L'indifferenza verso ciò che non rappresenta il proprio egocentrismo, lontana da quella progettazione ricca di solidarietà, ha messo in atto una sorta di codice privatistico, che lo ha liberato dalla coscienza/consapevolezza, andando ad attuare un libero arbitrio fondato sul mercato sfrenato e delirante, estromesso dalla morale e dalla legalità, ambedue compromesse in modo grave. Volgendo al proprio beneficio tutto ciò che è possibile defraudare all'altrui, l'uomo di oggi si è reso reo di una drammatica pagina dell' umanità.
E' andato ad intaccare e a macchiare i suoi margini di legalità, di correttezza, e di autocontrollo, che si sono visti smarriti dentro un degrado psicologico, sociale, individuale, di grandissime proporzioni, che lo ha travolto. Ora l'uomo si è smarrito dentro la macchina che lui stesso ha sperimentato; c'è da augurarselo, che si guardi con commiserazione e prenda atto delle distorsioni e degli inganni che ha procrastinato per il suo egoismo reitto e senza scrupoli. Ma c'è da chiedersi, saprà tornare indietro? Troppo profitto ha accumulato, troppo guasto ha provocato nella sua mente afflitta da libertarismo aggressivo ed esaltato, accecato di vanagloria e di un delirante concetto  vanesio del possesso! Troppo si andato farneticando di ricchezze e onnipotenze! Impadronirsi di capitali enormi sottraendoli al fisco, alla regole, alla legalità, arraffare con disinvolta nonchalance  e avidità interi patrimoni finanziari, inghiottirli e nasconderli in paradisi fiscali è stato un gioco da bambini. La globalizzazione, il libero scambio in libero mercato tenendo in scacco intere fasce di  società, diseredandole da ogni avere, da ogni diritto alla sopravvivenza, dovrebbe farli riflettere, perchè è stato devastante per l'intero pianeta, ha umiliato i poveri e ha creato un delirio di onnipotenza in parecchi strati di elitaritarismo economico che avevano contatto diretto con la finanza mondiale.  Ora occorre una verifica di fondo: gli stati, le nazioni, i governanti del pianeta devono farsi carico di mettere in riga i capitalisti disonesti, gli arrampicatori che hanno tentato l'escalation in barba al mondo vanno puniti severamente. Il mondo ha bisogno immediato di una sterzata, una ventata di aria pulita, una disinfestazione dal degrado e dai veleni sparsi in ogni parallelo e meridiano del globo terrestre. L'inquinamento ha provocato grossi danni. Occorrerà bonificare, ripulire le coscienze. Indurre ciascun individuo ad un altro genere di vita, affrontare le conseguenze e rimediare, rimediare, rimediare...Pure se sono scettica sul risultato e non credo sia fattibile un piano di ripresa nel più breve tempo. Da quando esiste il genere umano, nessun ravvedimento ha concesso all'umanità di non proseguire sulla strada del male. Oggi, è necessario. Tornare indietro si può e si deve, prima di entrare nel baratro senza luce, nel caos assoluto e irreversibile, l'umanità ha bisogno di capire che ha sbagliato, il piano economico/finaziario senza regole ha inceppato la catena mondiale, non vi sono più possiblità reali di uscirne se, non viene attuato un progetto di solidarietà, affiancandolo a un piano forte di ricostruzione del tessuto sociale e umano lacerato.

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