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16 settembre 2010 4 16 /09 /settembre /2010 12:21

di Vittoriano Esposito

 

L'ascesa verso  "l'Assoluto" di Ninnj Di Stefano Busà, soprattutto perchè realizzata attraverso la meditazione "in Cristo", non deve essere stata una facile conquista, ma il risultato di una lenta, graduale, sana acquisizione dei principi sui quali si fonda essenzialmente la fede cristiana. L'attraversamento e l'indagine di tale tematica sono sempre rischiosi.

" Si riconosca in Ninnj -come afferma Veniero Scarselli in un trafiletto riportato su risvolto di copertina, in questi versi la nota vena e la forza della poesia della poetessa, che qui si riversa come un fiume in piena in un mare di sentimenti: dall'abbandono alla pietà, dalla pietà allo sdegno, dallo sdegno alla rabbia del giusto".

C'è un fondo d'inquietudine, nonostante l'apparenza di serena levità, che cerca luce nell'immaginazione, tracciando un percorso che prova a trasformare una lunga storia apparentemente intrisa di fede, ma ridotta a brandelli o anestetizzata a causa di una lunga corsa ad ostacoli senza vincitori né vinti, solo perdenti; perchè la tensione è tutta rivolta allo scavo, alla ricerca inesausta di una figura del Cristo che sta sempre pià vicino alla materia umana.

L'inquietudine nasce con l'uomo, perchè è da lui che dapprima originano per raffronti l'aspirazione al Divino, l'elevazione al punto più alto del creato:  "il perfetto assoluto è nel cuore di Cristo, / nell'inviolabilità della sua missione" (cfr. L'avvento è mitezza). Ad ogni nascita dell'uomo, perché egli solo somiglia a Dio, c'è l'umano, il limite: "la sua vanagloria è sferza di vento/ a corrugare le palpebre di Dio", poiché quella umana non è "vocazione all'amore / che emana dal suo apostolato" ma impostura.

Se si rendesse conto, l'uomo, della sua disparità con Dio e della sua inferiorità naturale a paragonarvisi, dovrebbe riconoscere la sua nullità-vanità e tendere alla propria dissoluzione: "Cristo accogli la gomena al molo, / nella cupio dissolvi delle tenebre/ la nostra vocazione. Tra la nascita e la morte c'è solo/ l'identità dell'assoluto del Sacramento" (cfr. Cupio dissolvi)

La poetessa attinge alla purezza della sua nascita (cfr: Attimo ed Eternitò).

"Come il primo cristiano, entro/ nella fede dell'intento poetico/ specchiandomi alle fonti cristalline. /Attimo ed Eternità battono i millenni, / tregua impercettibile, Perfezione Assoluta la compiutezza dei Tuoi simboli".

Allora, la perfezione assoluta non è un cartiglio della sua poetica, grazie alla quale opera di raggiungere "il trionfo sulla morte (cfr: il Tuo mantello).

Nella dedica autografa dell'opera a me dedicata, oltre la stima e l'amicizia di lunga durata, Ninnj Di Stefano Busà mi augura una "buona meditazione" sapendo che sono molto incline a meditare su tutto, soprattutto sulla sua poesia, che da sempre m'è apparsa sostanziata di molto pensiero e di problematiche esistenziali.

Per la sua attività letteraria, la scrittrice, oltre a premi tra i più prestigiosi assegnatele da autorevoli Giurie, ha ottenuto vari riconoscimenti critici di grande levatura, da Quasimodo (suo corregionale) a Carlo Bo, Accrocca, Sansone, Manacorda, Merini, Raboni, Bàrberi Squaritti, Marco Forti e molti altri. Tra i giudizi più acuti sull'opera indagata, mi piace riferirmi a quello di Emerico Giachery: " Se c'è un genere arduo è la poesia religiosa. Ma a te non è mancata pienezza di soffio, continuità d'ispirazione (...) le ha dichiarato l'illustre critico, (sul retro copertina). Perciò un abbraccio da chi crede assai poco e cerca e crede molto nel suo cercare, anche tra le galassie...oltre la breve storia di duemila anni" 

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