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28 febbraio 2011 1 28 /02 /febbraio /2011 17:56

di Ninnj di Stefano Busà

 

Opera intensa e completa nella quale si riflette l'armonico itinerario poetico e umano di Antonio Maglio.

In questa sua nuova opera egli coglie il senso profondo della vita, lo rafforza a tratti in fioriture di malinconie, altre volte in attimi solari che sanno dare al paesaggio circostante le tonalità proprie e le connessioni di un "puzzle" che si ricompone tra le sue mani, ripercorre gli antichi splendori, le memorie e si porta ai confini provocatori e tunultuosi di sottili ricordi. Il verso segue spesso l'andatura dell'emozione, si fa sereno e pacato quando il poeta sa distendere il suo disagio, la sua pacata tristezza, si tende a velluti di labbra quando "amore" lo inonda in striature coloristiche, in note distensive che conducono talvolta il lettore in visioni quasi oniriche, a emozioni che danzano con la consapevolezza del sentimento e la forza espressiva della parola: "Volo nel vento a cercare le ombre che sussurrano lungo i muri antichi", "nei volti scavati e invecchiati" , "fantasia che sta oltre l'umano pensiero" e ancora si aggrappa alla speranza il suo sogno, si fa docile al lirismo trasognato delle emozioni e delle passioni, sorveglia "le foglie sempreverdi che ridono ai rami" .

Sono anche riflessioni ponderate teologico-esistenziali le sue composizioni poetiche, frequentemente vi sono inserite scritte in latino, che danno la misura della dimestichezza del poeta nei riguardi della cultura, soprattutto della sua professione di docente cui non fa difetto la lingua latina, come ad es. in questi versi: "Quia vidisti me...credidisti;/ beati qui non viderunt et crediderunt" Bellissimi anche altri tratti ripresi da espressioni della Bibbia in cui si fa riferimento al Regno di Dio. "Ogni sguardo sull'avvenire/ è insidiato da morte e paura/ se l'uomo non ha davanti a sé/ la libertò dei figli di Dio" E' il Regno di Dio / il bene più alto, il tesoro più prezioso." (16 cfr Mt 6,26;33)

Antonio Maglio sa costruire il verso in maniera eccellente, dargli vitalità e luce, imporre alla parola una scrittura omogenea e compatta, la quale da alata messaggera conduce un lessico elegiaco, tendente alla purezza espressiva, alla luminosità della sintesi. Si evince anche una solida conoscenza della sintassi e una perizia nell'affrontare l'ordito di una tessitura agile ed elegante, tesa a captare segnali in cui si muove con disnvoltura tutto l'impianto stilistico.

Sullo sfondo si delinea un'anima inquieta, dolente a tratti, ma non doma. La fonte segreta di questo poeta zampilla di acque, di bagliori, di riflessi che condizionano le note più alte del suo dettato lirico: "Ogni metafora finisce qui/ ogni filosofia ricomincia:/ Vagheggiano ombre di luce ineffabile" (Se esiste, pag. 28).

Maglio sa rapportarsi agli attimi di sofferenza con il dovuto distacco, non resta invischiato in un pessimismo insofferente e tentacolare, va oltre il disagio, oltre il dolore a cercarsi la Luce, dove le inquietudini sembrano non toccarlo, non contaminarlo, perché i suoi versi sfociano sempre in una rasserenante elegia, in un nitore espressivo che convince chi lo legge.

E' una poesia addolcita e scabra, dove la parola trova il suo punto fermo in un discorso evangelico, ancor prima che ecumenico, di cui il perno non è l'uomo, ma una sorvegliatissima metafisica, da cui non si esclude nessun individuo e da cui Maglio trova ispirazione e stupore, quasi incantamento pacato e tenace, mai melenso né sdolcinato, ma coraggioso e misurato ad un ritmo ontologico e di malinconia che pure attraversa tutto il suo percorso umano e intellettuale.

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