di Ninnj Di Stefano Busà
Mi dispiace per gli ottimisti di maniera, coloro cioé che capiscono, intuiscono, ma vogliono rimuovere, per esorcizzarlo, il pericolo della disfatta. Trattasi in tal senso di una rimozione del pensiero per le cose che affliggono, o infastidiscono, ma non la loro risoluzione. Infatti, rimuoverle non vuol dire "superarle" solamente "volerle accantonare" per viltà, per negligenza, o indifferenza, forse anche per non sentirsi addosso il pericolo incombente, come si fa spesso con il pensiero della "morte", della quale si ha paura e, allora, non se ne parla...si dribbla...
Ebbene la situazione politica nel nostro paese è gravissima e credo proprio irrimediabile dal punto di vista concreto.
La crisi ha fatto cadere la fragile impalcatura della nostra economia poggiata più sul debito che sul credito. Noi abbiamo la più debole e instabile posizione finanziaria degli ultimi cinquant'anni riguardo agli altri paesi dell'Unione Europea. Abbiamo ereditato, in fatto di debito, dalle vecchie amministrazioni politiche e dalla gestione dei governi democristiani e -non - la più colossale perdita dal dopoguerra in avanti.
Non riusciamo a risanarlo perché risulta un buco nero, un pozzo senza fondo per il disavanzo di uno stato che deve far fronte annualmente a cifre colossali per il risanamento del debito pubblico.
Le nostre risorse di sviluppo e di crescita sono ridotte a un lumicino. Inoltre, il nostro è un paese "vecchio" con leggi anteguerra, con una giustizia "iarretrata" e farraginosa, molto lenta, molto politicizzata - un potere dentro il potere- che non risolve, inceppa, ostacola in un'indefinita nebulosa d'anni in cui si prolungano molti processi a carico, di cui molti di essi irrisolti, altri archiviati per scadenza di tempi e termini di legge.
Abbiamo infrastrutture vecchie, paesi periferici da terzo mondo, intere regioni sottosviluppate rispetto anche all'intero territorio, un Sud piagato e piegato dalla malavita organizzata, un costante e difficile rapporto tra lo stato e il Papato che mette spesso lo zampino negli affari interni delle leggi italiane; non siamo competitivi con l'altra parte del mondo, che preme in modo pressante e soprattutto investe in strutture più moderne come la Cina e l'India che ci hanno surclassato.
La vecchia Europa, l'Occidente è diventato un bacino di nuovi approdi clandestini sempre più massici: clandestinità, mancanza di occupazione, immigrazione indiscriminata di nuovi poveri sempre pià deseredati hanno invaso il territorio nazionale andando a far inabissare sempre più la nostra piccola scialuppa che appena stava a galla. Il tanto sospirato federalismo ancora lacunoso e nebuloso non potrebbe che avere un blocco considerevole nella già precaria condizione economica del nostro paese, perché viene a ledere e a far traballare certi equilibri già consolidati, che in tal modo vengono sbalzati fuori dai loro scranni e chissà cosa possono inventarsi per neutralizzarsi e difendersi.
Di certo, altri imbrogli, altre truffaldine manovre...Ovviamente non sono qui contemplati i capitalisti, che ovunque siano non hanno nulla da temere, metteranno sempre in salvo il bottino, ma certamente i poveri cristi che subiranno, come sempre, i danni di taluni sommovimenti e trasformazioni. Vogliamo allora, metterci la maschera e far finta che tutto vada per il verso giusto? ebbene facciamolo. Ma la delusione quando calerà la maschera sarà sempre più dura e tremendamente, profondamente demolitrice.
L'ultima manovra che dovrebbe salvare l'Italia dopo una serie di ritocchi, di dietro-front, di incongruenze, di incertezze, si presenta evasiva, lacunosa e insufficiente ad arginare il Pil e ad innescare la crescita economica che manca, così come mancano le infrastrutture più moderne, la competitività, la snellezza burocratica, Tutto in Italia viene ridotto tranne le accise della benzina, quando il petrolio è in calo. Siamo in una profonda disfatta, in un clima di after day, economico/finanziario tra i peggiori del dopoguerra. La crisi c'inghiotte, gli speculatori-iene di mezzo mondo ci danno la caccia per piegarci, per svuotarci le tasche e farci crollare.
I sistemi fin qui adottati non servono. Occorrono: maggiore fermezza, coraggio di ristrutturare, di tagliare i rami secchi, di osare e innescare più fatti che parole. Non ce ne rendiamo conto, ma siamo sull'orlo dell'abisso. Non sono di disfattismo né pessimismo i miei pensieri. Vivaddio, spero non si concluda davvero miseramente il cambio della moneta che ci ha portati direttamente nella frana. L'Europa ha fallito, non c'è alcun dubbio, lo dico con la consapevolezza del mio pensiero più profondo: cooperazione nulla, non c'è visuale d'insieme, né progetti di ottica comune strategica, date le ciircostanze, né solidarietà.
Del resto come si poteva pensare diversamente? Se neppure in una famiglia i componenti vanno tutti d'accordo, come si poteva credere che tra Paesi fosse diverso? Ora è impossibile tornare indietro alla moneta unica, perché molti burocrati ed economisti ci vedrebbero spacciati, sono per la moneta unica. Ma la nostra moneta è debole non può competere con i colossi più grandi come la Germania, la Francia. Allora l'unico rimedio alla falla lo dobbiamo trovare in casa nostra: interventi più massicci, eliminazione di strutture deficitarie o inutili, eliminazioni delle Province, dimezzare la casta dei Parlamentari, (per davvero, non solo ventilarlo), eliminare i contributi statali agli Enti ritenuti non virtuosi.
Un altro suggerimento: rivedere il Concordato, fare pagare anche la Casta dei porporati e clericali, tassare i patrimoni ingentissimi, soprattutto se essi hanno attentato alla nostra economia nazionale facendo sparire forti somme di denaro all'estero o esportando patrimoni considerevoli in isole felici. Questa truffa va sanata. Tutto il popolo italiano la sta pagando amaramente . Non ci si salva, se si vuole fare scampoli di campagna elettorale. Contro il tornado ci si attrezza, non si sta ad aspettare per vedere se passa e qui ci va di mezzo il futuro dei nostri figli e la stessa nostra esistenza.