a cura di Ninnj Di Stefano Busà
ANNAMARIA FERRAMOSCA di origine salentina, da molti anni vive e lavora a Roma. E’ stata per alcuni anni cultrice di Letteratura italiana all’università Roma3.
Ha collaborato con testi e note critiche alle riviste Poesia, Le Voci della Luna, La Mosca di Milano, La Clessidra, Gradiva e con vari siti web di settore, come blanc de ta nuque, Rebstein- La dimora del tempo sospeso, poiein. Fa parte da 4 anni della redazione del portale Poesia2punto0.com, dove è ideatrice e curatrice della rubrica non autoreferenziale Poesia Condivisa, che seleziona e diffonde nuova poesia italiana su proposta dei lettori.
Per Empiria ha pubblicato Paso Doble, una raccolta di dual poems (poesie a 4 mani), coautrice la poetessa irlandese Anamaría Crowe Serrano, sua traduttrice in inglese. Porte / Doors, Edizioni del Leone, del 2002, tradotto da A.M.Serrano e Riccardo Duranti, è infatti in versione bilingue e ha avuto diffusione in area anglofona.
Nel 2009 le viene pubblicato a New York da Chelsea Editions un volume antologico di poesie edite con una raccolta inedita, dal titolo Other Signs, Other Circles, (Altri Segni, Altri Cerchi ) nella collana Poeti Italiani Contemporanei Tradotti, libro che ha ricevuto il Premio Città di Cattolica e recensioni anche su riviste americane (World Literature Today, Fire, Freeverse, Gradiva). La Poesia AnimaMundi, con una silloge inedita dal titolo Canti della prossimità, è una monografia completa curata dal critico Gianmario Lucini per puntoacapo nel 2011.
Quella di A.F. è voce inclusa e registrata nell’Archivio della voce dei Poeti , per Multimedia, di Firenze.
Per la poesia inedita A.F. ha ricevuto nel 2011 il Premio Guido Gozzano e nel 2012 il Premio Renato Giorgi. Suoi testi sono stati tradotti, oltre che in inglese, in francese, tedesco, greco, albanese, russo, romeno.
Da OTHER SIGNS, OTHER CIRCLES (Altri Segni, Altri Cerch Chelsea Editions, collana Poeti Italiani Contemporanei Tradotti, New York, 2009
MEDITERRANEO
Marina Serra. Assalto
di un’alba nitida, capace
di spingere i monti d’Albania
fin qui, sotto il balcone
Posso toccarli quasi
fianchi verdi e radici
intrecciate alle mie
Da costa a costa
scintillano di senso le correnti
lu rusciu de lu mare
canta in mediterraneo
Potevo essere nata su quei monti
e mia madre avermi lavata nel canale d’Otranto
nutrita con zuppa d’alghe e filastrocche di Lushnje
potevo trovarmi in quella barca
così traboccante di speranza
che i fianchi non reggevano al rimorso
Mi trovo in quella barca, sono
albanese, pure
messapicagrecaegizialibica
il mio sangue è incontro d’onde
paziente e antico
(continua a mescolare
questo inascoltato mare)
SULL’OTTAVA ELEGIA DI RILKE
La casa ha finestre sul mare
per ricordare l’origine
il vortice la calma le vele millenarie
i ritorni che volgono in commiati
partenze per altri oceani
Il giardino ha pini d’aleppo e olivi
per ospitare chi non sa della morte:
insetti e uccelli, volpi
notturne, a volte - immobili-
guardano anch’esse il mare
come per un abbaglio misterioso
- gli animali mai fissano
la morte negli occhi -
noi l’abbiamo a fianco e miopi
vediamo il cielo accendersi di fuochi
e i luoghi dove
lei ciecamente piove
La rosa veloce sfoglia
in silenzio le spine si preparano
a penetrarci le carni
il mare a sommergere il disordine
gli abbracci misti a spari nonostante
l’angoscia suonata a stormo
dalle cicale sui rami
Dai pini volano
rondini al sud, imperturbate
FORSE CON UNA DONNA
Lasciarla far luce
con le sue lanterne, vigile
sulle alte mura trasparenti
lasciarla apparire e sparire
come lei vuole
dosare i richiami
perché possa appartarsi
in qualche sua giungla di luna
Forse con una donna
disperata di te, del tuo mondo
non serve dividere corone
meglio farsi esuli insieme
navigare con lei navicella lunare
approdare su placide ginecosfere
dove lei è dispensiera
di pane e parole
Forse con una donna
sentire più spesso stupore
che istupidimento, soprattutto
quando dalle macerie risorgono
lentamente i villaggi
illimpiditi dal pianto e lei
ricomincia a parlare alle rose
Forse con una donna
ridere insieme
della tua enfasi e imperfezione
lei complice custode
di pienezza e inquietudine
del riso e del pathos
che non debordi
nel suo patimento
Ti immerge
nella morbida offerta
tu colmo di lei le correnti
inverti al tuo mare, dissenti
dal banditore che eri
(ora più aperte sul mondo le porte)
di Ninnj Di Stefano Busà
Gianmario Lucini è nato a Sondrio il 18/09/1953. Ha frequentato le scuole dell'obbligo a Sondrio, Roma, Como e l'Università Cattolica di Brescia, laureandosi in Scienze dell'Educazione (indirizzo Formazione Aziendale) e conseguendo un master in critica. Ha vissuto come emigrante in Svizzera per alcuni anni in giovinezza, si è trasferito per 10 anni circa a Bolzano, dove ha lavorato come operatore in un sindacato. Per un anno e mezzo circa è di nuovo in Svizzera come sindacalista e dal 1990 di nuovo a Sondrio. Nel frattempo inizia a pubblicare su alcune riviste, fra le quali Lengua, curata da Gianni D'Elia. Dopo un periodo di disoccupazione lavora presso un ente pubblico, dal 1998 con contratto part time. Si occupa anche di formazione e animazione culturale come libero professionista, organizzando o partecipando come docente a corsi, dibattiti, incontri. Cura, quando non ha di peggio da fare come ad esempio guadagnarsi da vivere, i siti culturali www.poiein.it, www.donmilanigioiosa.it, www.nordorobie.it,www.abramolevi.it ed organizza il Premio di poesia intitolato a David Maria Turoldo, il cui ricavato viene devoluto a situazione di emergenza umanitaria in paesi sfruttati dalla nostra civiltà e dal nostro stile di vita.
Dal 2007 lavora 6 mesi a Sondrio e 6 mesi in Calabria (da ottobre a marzo), dove collabora in qualità di esperto multimediale (videoriprese, montaggi video, fotografia, internet, formazione informatica di base, ecc.) presso l'Associazione don Milani di Gioiosa Jonica, aderente aLibera. Ama la fotografia, la musica e si dedica alle videoriprese realizzando filmati semi-professionali di carattere documentario, culturale, atti di convegni, seminari, ecc. Si occupa anche di filosofia e pedagogia.
Nel 2007 inizia a raccogliere documentazione antimafiosa pubblicata sul sitowww.donmilanigioiosa.it e nel 2008 realizza un documentario di formazione alla legalità per la Provincia Autonoma di Trento. Nel 2007 ha realizzato un documentario-intervista in due DVD "La guerra dei poveri", dedicato ai reduci della seconda guerra mondiale e alla Resistenza in Valtellina, cui seguirà un secondo volume nel 2009. Dal 2006 al 2009 è direttore del periodico locale All'ombra del Rodes, edito in Valtellina.
Ha pubblicato Allegro moderato ed ha partecipato con 12 testi alla raccolta "Poesia del dissenso", curata da Erminia Passannanti.
POESIA DELLA ROSA
Cammini nel sole nuovo dell’estate;
ti vedi camminare corrucciato
fra aliene strade alienato. La vita
– pensi – è scontento che si espia
ruga dopo ruga, pazzia per pazzia
sempre correndo senza nulla fare.
E intanto il profumo di rose da un viale
ti distoglie; lo sguardo sollevi
dal selciato morto, dai rifiuti sparsi
d’una civiltà finita – seguiteranno
altri passi a camminare; ma intanto
il gioco è scoperto, palese l’inganno.
L’UOMO PROVVISORIO
E non si cura di se stesso, del suo seme:
lo spegne nel sangue, nella fame,
gli fa suggere l’uranio impoverito,
gli avvelena l’acqua, il pane
– ma vuole protrarre la sua vita oltre il tempo
come a prolungare un tormento…
Sembra giunto alla fine del suo ciclo,
sembra chiudersi il cerchio – non rinnega
tuttavia i millenni d’una brama nera
e senza occhi: ragione
fatta mito di sé, assoluta
fede nel futuro, chiusa
logica di un calcolo glaciale
(non ci sarà altro Dio
all’infuori di lei).
LE COSE HANNO UN’ANIMA SINCRONA
Le cose hanno un’anima sincrona
al mio volere, le cose
seguono l’ombra della mia mano e ombre
d’uomini sulla sabbia sono il vento
de mio volere che con impeto e dilaga e svelle
ogni insana fantasia di libertà.
Sulla carta geografica precedo i battaglioni
il loro passo chiodato e il volo
dei miei angeli d’acciaio.
Ho sorpreso me stesso spegnendo il mio sigaro cubano
su quella caccola nera dove sta scritto
Bengasi.
a cura di Ninnj Di Stefano Busà
Nevio Nigro (Tripoli 1930), medico, già professore ordinario, poeta, vive a Torino, ma ha compiuto i suoi studi in parte in Africa Orientale (Adis Abeba) e in parte in Italia: Cecina, Roma, Bologna (dove si è laureato) e Torino. Ha pubblicato diverse opere poetiche: Se (1976), Non tutte d'amore (1992, introduzione di G. Bárberi Squarotti), Il colore del vento (1994), Lune d'amore(1995), Occhi segreti (1996), Senza sentir parole (1997, prefazione di Dante Maffia), Ore brevi (1997), Emozioni clandestine (1999), Le donne oscure (2000) e Il sale dei baci(2002), Tra funerali e sottane (il sacro e il profano) (2003, prefazione di A. Spagnuolo), Quel passo di danza (2004, prefazione di M.L. Spaziani e saggio di A. Maia), Sogni sospesi(2007, postfazione di Plinio Perilli), Incontri (2008). Sue poesie sono state tradotte in russo, rumeno e spagnolo; in quest’ultima lingua sono state pubblicate sue poesie sulla “Rivista Universitaria “ di Saragozza (Campus de Huesca) nel 1998 e ’99 nella rubrica “Poesia italiana contemporanea”. Collabora a riviste ed antologie poetiche sia come autore che come critico. Ha vinto diversi primi premi letterari: 1977, Torino “Speranza”; 1989, "Firenze”; 2001, “Rabelais”; 2003, “Città di Lerici”;, “Augusta Taurinorun” per l’edito; “Rabelais”; Torino “Augusta Taurinorum”; 2004, “Mario Soldati”; 2005, “Pinayrano”; 2007, "Pannunzio-una vita per la poesia". Ha meritato numerose citazioni alle sue opere in diverse riviste letterarie: "Poesia", "La Nuova Tribuna Letteraria", "Il Ragguaglio Librario", "Alla Bottega", "Flumen" (Spagna), "Gradiva" (Usa), "YaleIitalian Poetry" (Usa), "Novilunio" (Svizzera).
Risveglio
(Parole)
La notte chiude gli occhi
senza vedere angeli
senza sentir parole.
Al suo vento d'autunno
cadono alberi
e suonano campane.
Il potere del sogno
soccorre
e invoca
una dolce mattina.
Ed il giorno
comincia
comincia.
Profumo di parole.
L'ORA
Suono di luce
all'ora morta,
ombelico di luna,
cancella la scintilla
che ci unì
a questa vita breve.
Sete e silenzio
e paura d'amare,
desiderata sempre
all'ora morta
che più non sveli
il gemito nel buio.
a cura di Domenico Pisana
Testo poetico di forte intensità semantica, dove l'interiorità si trasfigura con il ricoroso a lemmi ("carne", "fuoco", "turbinio", "guizzo") protesi a far risaltare il circuito di meditazione lirica sullo svuotamento della memoria e il divenire esistenziale dei giorni. La Di Stefano Busà raccoglie i frammenti di una umanità stanca ove l'uomo raggomitola le proprie stagioni , lasciandosi attraversare più dall'inverno che dalla primavera, più dalle tenebre che dalla luce. Ogni parola del testo è portatrice di un metalinguaggio che apre orizzonti di bellezza e di riflessione, ricamati da quel climax entro cui è strutturata la lirica( "si mostra", "si tende", si scioglie" ) e da quell'"oltre" che rimarca la dialettica tra terrestrità e trascendenza. Davvero un bel testo! Complimenti!
a cura di Ninnj Di Stefano Busà
GIORGIO MILANESE
Nato a Pinerolo (TO) nel 1947; vive aTorino fin da tenera età. Fonda, circa trent'anni fa, insieme al Cav. Alessio Gaiotti, il Gruppo Missionario Laico "Una mano amica" il quale opera in Torino e provincia, a favore degli indigenti ed in favore delle popolazioni povere del Sud del Mondo, supportando i missionari di tre ordini religiosi: Consolata, Salesiani e Cappuccini, attraverso raccolte di denaro, gare, concorsi di poesia e spettacoli musicali e trasmissioni radiofoniche. Promuove iniziative a favore di Don Ciotti del Gruppo Abele, di Ernesto Olivero del Sermig, delle suore cappuccine di Madre Rubatto, della Bartolomeo & C. ed infine, a favore della ricerca in campo medico, per TELETHON. Tutti gli eventi umanitari da lui promossi sono sempre stati patrocinati dalla Regione Piemonte, dalla Provincia e dalla Città di Torino - in un paio di occasioni, hanno ottenuto anche il Patrocinio del Vaticano. Grazie all’impegno di Giorgio Milanese, del Cav. Alessio Gaiotti e del Cavalier Mauro Maffione e dei vari collaboratori si è raccolta e devoluta a favore dei bisognosi del Terzo Mondo, la somma di 258.300 euro. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha premiato "Una Mano Amica" per i 25 anni di attività umanitaria con la prestigiosa medaglia. Collabora da 23 anni con la Federazione Italiana Dama - disciplina
associata del CONI. All'interno della Federazione ha ricoperto importanti incarichi e mansioni: Giudice Sportivo Unico, Presidente Della Commissione Giustizia e Disciplina,
Presidente Della Commissione Pubblicità – Consigliere Nazionale. Per il grande impegno dedicato alla Federazione è stato nominato nel 2000 "MAESTRO DI DAMA ITALIANA AD HONOREM" e gli è stata conferita la massima onorificenza: LA TARGA D’ARGENTO. Poeta e scrittore; ha pubblicato due libri di poesia con la Casa Editrice Carta e Penna: "Cento emozioni di un poeta" e
"Desideri" il cui ricavato è stato devoluto a favore della ricerca sulle malattie genetiche con particolare attenzione alla sindrome del Prader Willi. E’ stato conduttore degli incontri letterari "Salotti d' Autore" negli anni 1997/98 e al Circolo dei Lettori di via Bogino a Torino, nel 2007. E'un paroliere iscritto alla SIAE. Ha collaborato con le riviste PENNA D'AUTORE e IL SALOTTO DEGLI AUTORI con articoli vari. E’ stato Delegato Regionale e Direttore Artistico dell'Associazione Culturale CARTA e PENNA di Torino, fino al 2007. Ha vinto il 1° premio in due Concorsi Nazionali di Poesia. E’ stato più volte giurato in concorsi, presentatore e dicitore in altri. E’ stato conduttore nel 2005/2006/2007 della trasmissione radiofonica culturale"IL SALOTTO DEGLI AUTORI" in onda su Radio Italia Uno. Attualmente, insieme alla critica letteraria e scrittrice Laura Scaramozzino, conduce il programma di cultura e letteratura "DIMENSIONE AUTORE". Nel 2009 ha fondato IL CLUB DEI CENTO - gruppo culturale amatoriale collegato a Radio Italia Uno che accoglie Poeti e Scrittori non professionisti o
semi-professionisti in tutta Italia. Il 7 novembre 2012 ha regolarmente registrato il Club dei Cento facendolo diventare una Associazione Culturale con la denominazione ufficiale di "CLUB DEI CENTO APS" della quale è l’attuale Presidente. Dal 2013 Milanese interagisce, artisticamente, con la poetessa e scrittrice Giorgia Catalano con la quale conduce la nuova trasmissione culturale "L'ISOLA CHE NON C’E’" in onda su Radio talia Uno.
SULLE VETTE DELLA SOLITUDINE
A te rovo di spine che hai spezzato le membra per farne strumento di tortura sul Suo capo regale intriso di sudore scarlatto quell'Uomo ha detto : " ti perdono ". A te gelido ferro che hai preso forma di chiodi spietati laceranti la candida carne dell' Agnello quell'Uomo ha detto : " ti perdono ". A te ruvido legno che hai accolto nel tuo mortale abbraccio il mistero grande di una Fede quell'Uomo ha detto : " ti perdono ". A te lancia pagana che hai aperto nel costato la sacra porta da cui è uscito per sempre il fiele del peccato quell'Uomo ha detto : " ti perdono ". A voi , a tutti voi che con il cieco errore avete generato l'urlo del vento, lo scroscio della pioggia, lo scoperchiare delle tombe e il grande strappo nelle sale vuote del Tempio, la Voce di un Uomo moribondo vi ha detto con un grido possente : " VI PERDONO ".
a cura di Ninnj Di Stefano Busà
Gianni Rescigno è nato nel 1937 a Roccapiemonte, in provincia di Salerno, e risiede a Santa Maria di Castellabate.
Ha pubblicato: Credere (Gugnali, 1969); Questa elemosina (Todariana, 1972); Torri di silenzio (EdiNord, 1976); I salici-I vitigni (A. Lalli, 1983); Le ore dell’uomo (Forum, 1985);Tutto e niente (Genesi, 1987); Un passo lontano (Piovan, 1988); Il segno dell’uomo(Lorenzo, 1991); Angeli di luna (Genesi, 1994); Un altro viaggio (Bastogi, 1995); Le strade di settembre (idem 1997); Farfalla (idem 2000); Dove il sole brucia le vigne (Genesi, 2003);Lezioni d’amore (Lineacultura, 2003); Le foglie saranno parole (Manni, 2003); Io e la Signora del Tempo (Biblioteca S. Maria, 2004); Come la terra il mare (Guida, 2005); Dalle sorgenti della sera (Eldorado editrice, 2008); Gli occhi sul tempo (Manni, 2009); Anime fuggenti (Genesi, 2010); Cielo alla finestra (idem, 2011); Nessuno può restare (idem, 2013);Sulla bocca del vento, tradotto in francese da Jean Sarraméa e Paul Courget (Il Convivio, 2013); Un sogno che sosta (Genesi, 2014).
In prosa ha pubblicato il romanzo Storia di Nanni (Galzerano, 1981) e Il soldato Giovanni (Genesi, 2011).
Nel 2001 è uscito a Torino, per i tipi della Genesi Editrice, un saggio critico sulla sua trentennale attività poetica, dal titolo Gianni Rescigno: dall’essere all’infinito, a firma di Marina Caracciolo. Un altro saggio è stato scritto per lui da Luigi Pumpo, Gianni Rescigno: il tempo e la poesia, Ibiskos. Anche Franca Alaimo gli ha dedicato uno studio intitolato La polpa amorosa della poesia, Lepisma. È di Menotti Lerro La tela del poeta (amicizie epistolari di G. Rescigno), Genesi, 2010 e di Antonio Vitolo Il respiro dell’addio (la poesia dell’attesa e il rapporto madre-figlio in G. Rescigno), idem 2012. Nel 2010, Federica Iannucelli ha discusso la tesi di laureaTra cielo e mare: l’amorevole carezza della poesia di G. Rescigno, all’Università Tor Vergata di Roma.
È redatto da Sandro Angelucci il saggio Di Rescigno il racconto infinito (Blu di Prussia, 214). Rescigno è incluso nell’opera di Giuseppe De Marco Per una carta poetica del Sud (Federico e Ardia, 1989) e nell’opera critica di Giuliano Manacorda En guisa d’eco i detti e le parole, Vol. II (Dell’Orso, 2006); è citato nell’opera di Giorgio Bárberi Squarotti Storia della civiltà letteraria italiana (UTET, Torino). È vincitore di moltissimi e prestigiosi Premi.
Nel 2014 l’Accademia Internazionale “Le Muse” di Firenze gli ha conferito il Premio Internazionale “Le Muse” per la poesia (tra gli altri premiati si citano: Quasimodo, Montale, Pound, Luzi, Turoldo, Parronchi, Spaziani, Sorescu, Zavoli, Evtusenko).
L’ultimo respiro
Tra veglia e sonno
consumi l’ultimo tempo
che ti è toccato.
Vai ai giorni di mare,
al fuoco che bruciava
barche all’orizzonte.
Tra veglia e sonno
non riconosci più le ore.
Ti è splendore la notte
oscurità l’arco del sole.
In questo costante perderti
non dimentichi il mio nome.
So che mi chiami
sempre negli stessi istanti,
perciò io ti rispondo da lontano,
e tu, che di me immagini la voce,
beata continui a smarrirti
nel passato quando a sera
si alzava dalle colline la luna
e il mattino era raggio
che improvvisamente ti destava.
a cura di Ninnj Di Stefano Busà
Domenico Pisana vive a Modica, ove è nato il 2/1/1958. Ha conseguito il Magistero in Scienze Religiose con specializzazione pedagogico-didattica presso la Facoltà di Teologia dell'Ateneo della S. Croce di Roma; il Baccalaureato in Sacra Teologia presso l'Istituto S. Tommaso di Messina, aggregato alla Pontificia Università Salesiana; la Licenza in Teologia Morale presso lo studio Teologico "S. Paolo" della Facoltà Teologica di Sicilia.
Ha insegnato dal 1981 al 1990 Etica Professionale e Morale fondamentale. Bioetica presso l'Istituto Superiore "G. Maria Tomasi" della Diocesi di Ragusa. Insegna Religione nel Liceo Scientifico Statale "G. Galilei" di Modica.
Iscritto all'Albo dei giornalisti, dal 1986 è Direttore responsabile della redazione giornalistica di R.T.M. - Radio Trasmissioni Modica. Dal 1982 al 1985 ha svolto attività giornalistica nella TV Video Mediterraneo, ove ha anche curato le rubriche "Scuola e Società" e "L'angolo del libro".
Già Direttore responsabile del Quindicinale della Diocesi di Ragusa "Insieme". Nel 1995 ha fondato il Giornale "Professione IR", periodico a carattere nazionale di attualità, cultura. Ha collaborato, inoltre, a periodici e riviste culturali, tra cui "La Provincia di Ragusa", "Giornale di poesia siciliana" di Palermo, "Dialogo" di Modica, "La Vita Diocesana" di Noto.
Svolge l'attività di scrittore, critico letterario, saggista.
Ha conseguito alcuni riconoscimenti importanti tra cui il "Premio Katana" 1988, la "Menzione d'onore" al Premio Bontempelli-Marinetti, per quanto riguarda la critica letteraria. Per la poesia ha ottenuto, oltre a varie segnalazioni, il "Premio Giacomo Leopardi" nel marzo del 1988 a Catanzaro.
Ha pubblicato volumi di poesia, saggistica, critica letteraria e testi di teologia:"Oltre il silenzio della parola", Vincenzo Ursini Editore, Catanzaro 1990; Guardando lembi di cielo, Adierre Editrice, 1993, Poesia negli Iblei, Antologia per le scuole, Setim, 1990; Poesia e teologia in una letteratura d'umanità", saggi critici, Libroitaliano,1995; Saverio Saluzzi e la sua poesia del "Tramonto". Antologia della critica, 1996; Sulla tua Parola getterò le reti, Editrice San Paolo, 1997 (tradotto integralmente in polacco e in spagnolo);
- La famiglia santuario della vita. La riprogettazione dell'ethos familiare siciliano alla luce di Evangelium vitae.
Non dirò più nulla alla coscienza
Non dirò più alla coscienza
di scrutare
l’abisso delle notti
e di oscurare la luce
e di salpare i confini del silenzio
e di mordere i fili del mistero.
Tutto sarà come al lume sotto il moggio.
Gli occhi guarderanno la clessidra
per consumare il lievito dei farisei
e la nebbia coprirà il monte
ove l’aria s’è fatta irrespirabile
e uno stuolo di corvi ha scavato una dimora.
Non dirò più alla coscienza
di riaprire
le ferite del clown cantastorie
e d’inondare d’azzurro le cadute
e di separare il grano dalla pula
e di tessere la tela di Penelope.
Tutto sarà come alla fuga di Icaro.
Il cuore costruirà una diga
e un tempio di ghiaccio
s’innalzerà al dio dei morti.
Da: Terre di rinascita(Poesie), 1996
SE NON FOSSI QUI
Se non fossi qui
a calpestare queste pietre stanche
e a fare delle mie mani
una coppa di neve,
non mi sentirei
come nave smarrita in cerca di terra.
E questo tempo
che m'appare così freddo
e che attende di ormeggiarmi
agli scogli del mio mare,
non sarebbe una pianta senz'acqua,
un ramo spoglio di fronde,
una flebile voce
incisa sul tuo cuore
come scritture sull'oro.
Non più buie grotte,
i giorni canterebbero inni d'amore;
il pane e il vino,
la tavola e la dimora
avrebbero il loro antico sapore;
la tua bocca uscita dal sonno
renderebbe iridescente
l'orizzonte delle mie fatiche.
Ora che le mie radici
hanno trovato la loro terra,
vivrei nuove stagioni
e notti rossi di luna
e canterei sereno
sino alla fine della vita.
Copyright by Domenico Pisana
NOTTE DI SAN LORENZO
Consegnami oh cielo
al mio canto di libertà,
sguardo dell’anima sul mare,
ridonami l’aria e le stelle,
che danzano come numi dell’olimpo,
la tenue carezza di sangue e di miele,
l’odore salmastro della sabbia,
il sussurro di una brezza di vento,
il sogno amato non sognato
che sversa nelle trafitte delle fibre
foglie verdi destinate ad ingiallire.
Cielo, restituiscimi i tuoi germi d’infinito,
le trasparenze ricamate di voci sibilanti
che parlano lingue di pensieri indecifrabili:
voglio riascoltare ciò che i poeti sanno ascoltare,
imparare la lingua del cuore
che l’impercettibile luccichio delle stelle
possa riflettersi o negarsi: non importa
essere un granello di più, il granello calpestato,
il granello leggero che l’onda si porta via.
Agosto 2014, inedita
INTERVISTA a Ninnj Di Stefano Busà
a cura di Santino Gattuso
Lei ha seguito la parola alta dei grandi maestri della poesia, il linguaggio novecentesco della grande produzione lirica. Cosa trova in essi che sia appartenuto alla tradizione attraverso le varie stratificazioni linguistiche? e se poesia di identificazione vi ha trovato, chi è stata più affine alla sua sigla personale?
Ho sempre avvertito il poeta come soggetto del mondo, in quanto microcosmo di un “unicuum” con ascendenze mito-storiche.
In quanto microcosmo, tende ad unirsi al macrocosmo, cioé all’unità di misura universale che abbracci la gamma completa dei singoli, le loro emozioni, le occasioni, le significazioni precursori di una valenza del pensiero tout-court. Il sentiero percorso non ha la minima importanza, l’essenziale è percorrerlo, andare oltre, fissare le parole come una narrazione che nel suo “iter” sublimi la coscienza, istruisca un dialogo tra sè e gli altri, si rapporti alle pulsioni profonde della vita come ad un “mantra”, Se poi sia espressione di un classicismo, di un neorealismo, di un orfismo o quant’altro non importa. Spritualmente mi trovo più affine a Montale,a cui spesso sono stata associata, senza averne merito. Montale è un mito, un nome prestigioso dell’Olimpo della Letteratura, il suo è uno stile che ha avuto diversi seguaci: moderno, asciutto, simbolicamente riconoscibile dall’indagine storica, direi inequivocabile e unico nel suo genere. Essere paragonata a lui può essere svantaggioso per me e imbarazzante, data la mia pochezza; è una grossa sfida, qualcosa di davvero incommensurabile, poichè vi è una levatura abissale tra me e lui.
Lei è considerata l’autrice-donna che meglio ha saputo porre l’accento su un linguaggio quale rappresentazione di una modernità, senza il presidio classicheggiante o non delle varie tendenze un po’ obsolete. La sua è una formula scrittoria fortemente versata al simbolismo, ritiene che esso sia la caratteristica peculiare e ineludibile dell’assetto poetico?
R. Se il far poesia deve necessariamente porsi in un contesto comparativo tra il vecchio e il nuovo modello, opterei per il moderno, ma l’ispirazione detta le regole, non è mai il poeta a decidere “a priori” su cosa voler essere. La realtà interiore e l’ispirazione istruiscono un modulo lessicale che di volta in volta decide la poesia da seguire, il modello a cui tendere, semmai, è la pulsione profonda di un <io> individuale a colpire l’esatto obiettivo 8oppure a mancarlo). L’ orientamento in cui muoversi è la perfetta conseguenza del proprio destino di poeta, che può percepire la poesia come un organigramma, di cui l’immersion lirica è la funzione vitale del suo stesso sentire . Mai, però, in tono precostituito o prefigurato, nè tanto meno, alieno o estraneo alle tendenze individuali di un soggetto poetico che ne verifichi ogni intendimento. La poesia è mistero, sempre. È altro da se stessa, persino nella complessa vicenda del suo porsi in essere, non si può fare poesia, senza l’individualità assoluta della propria pulsione profonda, senza il segnale che, dell’occasionalità, sfiori poi quella “perfezione” di cui ogni poeta ha bisogno e a cui tende per sua stessa natura.
Come si colloca il poeta nel mondo moderno?
E’ uno come tanti, con quel quid in più nel poter dire o nel saper dire qualcosa di più alto e di diverso dal linguaggio comune, abituale. Il poeta usa le parole come lame, come bulini per il cesello: quel termine e non altro, quell’aggettivo e non un altro. Ogni poeta rappresenta la vita che pulsa, che si commuove, che lotta, che patisce. Quindi: il sarcasmo, la pietà, l’incanto, la suggestione, l’emozione, la rabbia, lo smarrimento, l’amore, la magìa, la solitudine, il dolore e, tutta la vasta gamma di ogni processo umano è alla sua portata: può colpire i tasti giusti e realizzare una melodia sublime (la poesia,) può non toccare mai la misura d’immenso, le infinite corde della Bellezza. Il transfert è anch’esso un mistero, una sorta di ecosistema di linguaggio criptato, dal quale il poeta deve saper decifrare i caratteri, formulando un processo linguistico. Qualsiasi “parola” convenzionale o non, perfetta o perfettibile è lì, a portata di mano, può essere usata da tutti, il poeta sa trasfigurarla, fin quasi a reinventarla col suo stile, può modularla o espanderla col suo imprinting, darle nuova vita o esauturarla con una sclerotizzazione che non ha ragion d’essere: in quel caso è meglio rivolga la sua attenzione ad altro, non alla poesia.
Per tornare alla critica, perché diversi suoi critici estimatori l’hanno avvicinata a Montale? Lei ritiene davvero di avere qualche affinità col grande poeta o è solo un modus di assemblare poeti della stessa matrice o filone biografici.
Non saprei dare una risposta al riguardo. La cosa mi ha sempre messo un certo imbarazzo. Non so individuare tra le nostre due realtà la “comunanza”.
In ogni modo, ora è certo, qualcosa di similare i miei critici devono avvertirla, se continuano ad associarmi al grande Maestro. Bontà loro, non posso che ringraziali. La critica è stata per me l’espressione più sollecitante del mio iter letterario, il termometro col quale mi sono sempre confrontata, per misurare la temperatura lirica, una temperatura supportata da grandissimi critici quali quelli che io ho avuti merita il più grande rispetto. Mi sento onorata di essere stata avallata da Carlo Bo, Giovanni Raboni, Marco Forti, Attilio Bertolucci, Walter Mauro, Davide Rondoni, Alda Merini, Giorgio Bàrberi Squarotti, Emerico Giachery, Francesco d’Episcopo, Plinio Perilli, Antonio Spagnuolo, Giuliano Manacorda, Arnoldo M. Mondadori e altri.
In tempi di crudo disincanto, di incertezze, di violenze, di caos, come vede la Poesia?
La Poesia denota il suo referente nella ipotesi del suo <magnificat> qualcosa che potremmo chiamare introspezione che dà la priorità dei riferimenti architettonici del pensiero. Ogni poesia ne ha uno, ne interpreta il ruolo, la fantasia, la riflessione. L’opera d’arte riflette non solo l’idea dell’artista, ma il suo spasimo aurorale, la sua armonia di fondo, tra stile e creatività, tra presente e passato.
In questo intervallo, in questa frazione di celebrazione un po’ astratta si colloca la Poesia, quella che deve essere una celebrazione tra l’io privato e il mondo, tra la Bellezza e il valore dell’arte. C’è poi il responso critico della Storia, il futuro della pagina scritta, il suo cercare oltre le tenebre più fitte, la via della salvezza. la capacità di armonizzare tutte le avventure possibili del far Poesia.
Per Ninnj Di Stefano Busà la Poesia è nel mondo? è lo sguardo che l’attraversa e la nutre attraverso il dolore, oppure è l’accadimento momentaneo che determina la condizione del poeta?
L’una e l’altra ipotesi. È il luogo, il viaggio e la vita stessa con le esperienze di stupore, di meraviglie, di emozioni in un empito di trasformazione, di trasfert nell’<altrove>, di un concetto “altro” che lo descrive e lo rinnova. Per il poeta la Poesia è il distacco dalla realtà in un luogo a procedere della fantasia, in cui l’ultimo fiore a dischiudersi è il caos, e dunque, la connotazione più vicina al suo vissuto, all’esperienza del suo dolore, al fatto quotidiano che ne banalizza il reale apprendistato, tutto è poesia. Da qui, ha inizio tutta la sua avventura: dall’incontro delle ferite del mondo, con l’occasione e il desiderio di superamento.