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25 aprile 2012 3 25 /04 /aprile /2012 10:12

di Ninnj Di Stefano Busà

 

La condizione di essere "artisti" in una società di normali, intendendo per "normali" la piatta evoluzione della fantasia, della creatività e dell'arte è per molti un dramma, perché si paga uno scotto imprevedibile. L'artista non è accettato con facilità dalla gente "comune" che vede in lui un fuorirotta, un sognatore, un fuorilegge delle regole, spesso un estraneo alle abitudini regolari del ritmo di vita: egli è fantasioso, estroso, sensibile, generoso. L'artista si può ritenere un privilegiato dalla natura, ma  lo è semplicemente verso se stesso. la condizione di artista è una sorta di dannazione, perché è lacerante il suo percorso, (un po' suscita invidia, un po' viene guardato con sospetto). Più che un dono, allora, è una sofferenza, perché inviso ai più, Il poeta ad es. artista a tutto tondo, è un uomo completamente diverso dagli altri proprio di sua natura. In genere rompe con gli ismi, con le banali sottomissioni a questa o quella regola, il poeta è spirito indipendente, ribelle talvolta a qualunque legame, a qualunque disciplina. La sua poesia è una rottura col mondo circostante, uno scandalo verbale, una sofferenza indicibile allo stato "puro". Egli vede la poesia come rifugio dei suoi mali, vi s'immerge totalmente, riuscendo a trovare da essa la ragione stessa della sua vita, la spiegazione seppure opinabile della stessa ragion d'essere. Il poeta è solo, la sua solitudine gli serve per scrivere, per entrare in contatto con la parte più intima di se stesso, ma nello stesso tempo è un uomo solo, un uomo non compreso nel suo tempo, non integrato con la becera cultura e la banalità dei suoi contemporanei.

Il poeta pensa alto, è la punta d'iceberg di una cultura estranea al perbenismo permissivo quanto equivoco della società, non incline all'allineamento pedestre di una mentalità mediocre che s'intruppa all'esercito del q.i (zero).

L'artista vola con la sua fantasia nelle aree alte della stratosfera, ne intuisce la ricchezza del sentire, ne avverte con la sua arte ogni vibrazione con tutta la sofferenza che ne consegue, perciò non è ben visto o accettato. L'artista paga lo scotto di essere tale.

In tal senso è investito da un fuoco  che lo condanna all'isolamento, ma lo esalta per le sue intuizioni fulminanti, le sue grandissime qualità intellettive e le sue eccellenti doti di uomo libero che usa il suo cervello e non lo mette al servizio di nessuno.

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20 aprile 2012 5 20 /04 /aprile /2012 18:13

“La nascita, solo la nascita” di Luigia Sorrentino, Ed. Piero Manni, 2009

 

a cura di Ninnj Di Stefano Busà

 

I versi di questo straordinario libro di Luigia Sorrentino entrano nel vivo come schiocchi sonori; hanno l’impeto e la capacità di calamitarti nel pathos di una percezione intimistica e non solo, perchè sono il segno di una maturità poetica che coglie il panorama e la irrequietezza emotiva in interiore, per proiettarli all’esterno di una memoria eccezionalmente visiva e olfattiva, increspata dal divenire delle cose, quasi a fermarne l’accezione privata e la ragione del coinvolgimento doloroso, a vivisezionare e decifrare il transeunte, a cesellare toni, variazioni ed emozioni che suggellino la dimensione temporale sempre in progress: “saremo un po’/ bianchi vicino al sole/ polvere con altra polvere!.

La nascita, solo la nascita è un cangiante e articolato percorso della meditazione, una deflagrazione lessicale che coglie domande senza risposte, una testimonianza che tratta ragioni forti, mutevoli che si rincorrono nel tratto quotidiano del nostro itinere, in modo interrogativo e mai pretestuoso.

Vi sono: la vita e la morte sempre ferocemente “in agguato” e in riferimento a quest’ultima: “morte che guardo/ e mi fa male/ ad ogni sillaba  e ancora: “// sia benedetta l’acqua, l’acqua che noi porteremo a casa/ sia benedetta l’acqua del diluvio”.

Il senso d’acqua come elemento simbolico viene percepito in maniera fisica, quasi impresso all’idea della nascita (o rinascita) che imprevedibilmente accelera lo straordinario strazio di questo libro, il quale nel suo attraversamento vitale, nell’atto primordiale della venuta al mondo suggella l’estremo limite. Ab origine, presuppone gia lo schianto e il declino irreparabili, nei quali profondamente l’uomo intercetta la morte, la drammaticità dell’evento, il suo doloroso e affannoso “motu”.

Ma è anche accesa di passione questa poetica che, dentro e fuori il paesaggio, sa donare suggestioni irripetibili, mostrando la profonda conoscenza dei mezzi espressivi, la finezza e la tenuta linguistica dello strumento retorico e metaforico.

Non mostra compiacimento formale: il corpus lirico compatto di grande dignità sa aderire allo spirito del mondo con perturbante presentimento.

Luigia Sorrentino sa entrare nello Spirito e nella Ragione dell’essere, sa coglierne i bagliori, farsi interprete di un’elegia che le fa onore per la finezza espressiva: “il silenzio della rosa, della pace ferma/ nel gomito sulla fronte di aprile/ nascesti imperlato nella casa doveva essere/ l’ultima in una primavera in cui fummo/ davvero soli/ portavamo lo stesso sangue/.../”(pag.41)

Il referente appare sempre come morte immanente che slitta sulle cose e sui destini degli uomini, e le fa dire: “senza tregua/ il male è assoluto/ a questo passaggio non posso che assistere/ senza grandi espressioni/.../ non credo ai miei occhi per tutta questa/ sperfezione” ( pag.66 ),usa proprio un’accezione desueta per indicare la violenza della morte sulla vita. I legami interni tra una poesia e l’altra piegano al rimpianto, ma non alla rassegnazione passiva.

È opera questa della piena maturità, per l’alta qualità del linguaggio, che raggiunge esiti felicemente compiuti, pur attraverso un pessimismo che s’identifica con l’assenza e il silenzio.

Eppure, vi è sullo sfondo un panismo che a grandi linee evidenzia un barlume di fede, un pensiero che timbra la sua poesia di un’assenza apparente, perfino blandita, accarezzata, quasi sfiorata da un dio che l’autrice si affretta a scrivere in minuscolo, quasi a sottolinearne l’essenza maieutica di grande creatore e distruttore: “intorno a questo altrove/ fin dall’infanzia// entrano in qualcosa di ignoto/.../ e il dio che scende li lascia/ entrare, accoglie nutrimento/ il dio lieve.( pag.77).

Epigrafico come una solenne sentenza questo testo:

“ecco la pietra/ e il dolore/ ecco la donna e il corpo / nella veste di tela d’Olanda/../ecco il funerale degli occhi verdissimi/ l’odore acre/ la morte liturgica avvolta/  nel raso bianco” (pag.52).

Vi è una dignità anche nel paesaggio brullo e scompaginato degli eventi che fanno parte della sez: Il peso della terra. Una poetica che ha la materica presenza della caducità, il peso della condanna, l’idea di un esilio feroce e greve nel limbo terreno, dove siamo chiamati a interrogarci, a presagire una seconda natura alla metamorfosi. Del resto lo sguardo del poeta riesce a trapassare la tragicità e la fragilità dell’esistente facendone materia di canto: un canto di incessanti bellezze, di architetture evocatrici e suggestive, che lasciano intuire Luigia Sorrentino come cellula di un microcosmo, per l’idea che permea la ragione e l’istinto alla relatività, tale da farla pronunciare nei termini:”da quelle braccia siamo caduti/ da quelle braccia siamo ritornati”, nel ciclo perenne della “sperfezione” ontologica di cui accenna.

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19 aprile 2012 4 19 /04 /aprile /2012 15:10

di Ninnj Di Stefano Busà

 

 

INGREDIENTI: 1 mazzetto di ravanelli freschissimi, 2 cucchiai di panna, una punta di cucchiaino di zucchero, il succo di mezzo limone, 1 cucchiaio di aceto, sale e pepe.

 

Lavate e asciugate bene senza sbucciarli i ravamelli, tritateli in un mixer, aggiungete tutti gli altri ingredienti, mescolandoli bene. Potrete condire riso in bianco freddo, pastasciutte dell'ultima ora e insalate.

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19 aprile 2012 4 19 /04 /aprile /2012 15:03

di Ninnj Di Stefano Busà

 

INGREDIENTI: 200 gr. di panna, 100 gr, di prosciutto cotto in una sola fetta, pepe verde 1 cucchiaio.

 

 

Tagliate a dadini piccolissimi il prosciutto e montate la panna. Lessate la pasta al dente, versatela sul condimento e rigiratela bene. Cospargete col pepe verde e servite molto calda.

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19 aprile 2012 4 19 /04 /aprile /2012 14:29

di Ninnj Di Stefano Busà

 

Dosi x 4 persone

INGREDIENTI: 100 gr. di gorgonzola dolce con le noci, 50 di stracchino, 50 di formaggio molle Philadelphia, 1 cicchiaio i mascarpone, latte q.b, pepe

 

Tagliate a dadini piccoli il gorgonzola, copritelo con il latte e fatelo stare a bagno un'ora, poi lavoratelo col cucchiaio di legno, unite lo stracchino, il philadelphia, il mascarpone, il pepe macinato fresco, portate il pentolino sul fuoco e fatelo fondere continuando a lavorarlo, senza portarlo a ebollizione. Ottimo per condire fettuccine, pappardelle, farfalle o anche riso, va benissimo sulla polenta calda, che diventa una vera specialità.

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19 aprile 2012 4 19 /04 /aprile /2012 14:20

di Ninnj Di Stefano Busà

 

DOSI X 4 persone INGREDIENTI; mezzo cucchiaio di succo di limone o aceto di mele, una punta di miele, 1 pizzico di sale, mezzo vasetto di yogurt, scorza grattugiata di limone, mezzo cucchiaino di erba cipollina, 2 steli di prezzemolo

 

Mescolate tutti gli ingredienti, aggiungete l'erba cipollina e il prezzemolo tritatissimi per ultimi. Potete condire insalate, verdure cotte e uova sode.

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16 aprile 2012 1 16 /04 /aprile /2012 10:53

di Ninnj Di Stefano Busà

 

INGREDIENTI: 1 kg di melanzane, 4 uova, 200 g. prosciutto cotto a fettine, 200 gr. di provola affettata, 100 gr. parmigiano grattugiato6 foglie di basilico, 500 gr. di pomodori maturi, olio, farina, latte, sale.

 

Affettate le melanzane e fate perdere l'amaro in un recipiente con acqua e sale. Preparate una besciamella leggera con latte farina e uova e intridetevi le fette di melanzane. Friggetele in olio bollente, adagiandole appena dorate in un telo a perdere l'unto in eccesso. Sistemate in una teglia antiaderente con un filo d'olio il prino strato di melanzane, e alternatele coi formaggi, il prosciutto e i pomodori tagliati a piccolissimi dadolini senza i semi. Aggiungete il basilico a filettini e ponete in forno a 180° per 20 minuti

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9 aprile 2012 1 09 /04 /aprile /2012 14:12

di Ninn Di Stefano Busà              ATTENZIONE

 

Il lievito spesso viene sottovalutato o usato senza i dovuti accorgimenti. Esso è, invece, grandemente utilizzato in molte ricette a base di pasta. E' fondamentale, perciò, utilizzarlo con le dovute attenzioni.

Deve essere soprattutto fresco, badare molto alla temperaura dell'acqua in cui viene sciolto, che deve oscillare tra 20/25°.

Se la temperatura è inferiore, non avrà spinta per gonfiare la pasta, se superiore distruggerà tutti i fermenti vivi necessari al suo buon uso..

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9 aprile 2012 1 09 /04 /aprile /2012 13:57

di Ninnj Di Stefano Busà

 

INGREDIENTI: radicchio di Treviso (quello a foglie allungate), 100 gr. di bacon a fettine sottili, 2 cucchiai di olive nere snocciolate, 1 scamorza affumicata, 1 scatoletta di tonno sott'olio, olio extravergine di oliva.

 

Lavate il radicchio, asciugatelo con un telo e affettatelo sottilmente. Stendete un rotolo pronto di pasta da pane sulla placca del forno unta d'olio, distribuitevi sopra il radiccio a listerelle, il bacon, le olive, la scamorza affumicata tagliata a fettine sottilissime e i pezzetti di tonno sgocciolati dal suo olio. Ponete in forno presriscaldato  a 250° per 25 minuti, Servite caldissimo.

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9 aprile 2012 1 09 /04 /aprile /2012 13:42

Ninnj Di Stefano Busà

 

INGREDIENTI: se non volete fare la sfoglia di pane, utilizzate un rotolo di pasta pronta (al supermarket), 1 barattolo di polpa di pomodori tritati, 2 mozzarelle, 1 cipolla bianca, 200 gr. salsiccia secca piccante, olio extravergne di oliva, 1 pizzico di peperoncino piccante in polvere, 100 gr. di olive nere al forno, 2 prese di origano.

 

Stendete la sfoglia in una teglia da pizza o sulla placca del forno preriscaldato a 200°. Punzecchiatela leggermente. Distruibuitevi la polpa di pomodori tritata, le mozzarelle affettate, la cipolla tagliata a rondelle, irrorate con olio e ponete in forno per circa 25 ninuti. Estraetela e aggiungete in supeficie la salciccia affettata sottilmente, le olive nere, spolverate con origano. Rimettete in forno per 5 minuti ad ammorbidire la salsiccia. Servite calda, se gradito ancora con un filo d'olio buono.

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