a cura di Ninnj Di Stefano Busà
Umberto Piersanti inizia in poesia con La breve stagione nel 1967 all'età di ventisei anni. Da allora si dedica con impegno alla letteratura pubblicando, oltre a diverse raccolte poetiche, testi di saggistica e anche di narrativa.
È presente in diverse antologie italiane e straniere tra le più prestigiose. Il suo nome è legato a premi di grande rilevanza come:
- il primo Città di Pisa
- il premio Camaiore
- il premio Penne
- il premio Caput Gauri,
- il premio Insula Romana e ancora il Mastronardi, il Piccoli, il Frascati, tutti di prima grandezza.
Nell'edizione del 2005 fu candidato al Premio Nobel per la Letteratura.
E' nato a Urbino nel 1941. Nel 1966 suoi scritti giovanili sono usciti nella cartella d' arte All'ora del crepuscolo (Ed. Svolta, Urbino). Ha pubblicato i libri di poesia: La breve stagione (Ad libitum, Urbino; 1967); Il tempo differente , (Sciascia, Caltanissetta, 1974), L'urlo della mente (Vallecchi, Firenze, 1977), Nascere nel '40 (Shakespere e C., Milano, 1981), Passaggio di sequenza (Cappelli, Bologna , 1986); I luoghi persi, (Einaudi, Torino, 1994), Nel tempo che precede (Einaudi, Torino, 2002), L’albero delle nebbie (Einaudi, Torino, 2008). Un' antologia di sue poesie è uscita in Spagna col titolo El tiempo diferente (Los libros de la frontera, Barcelona; 1989) Con Fabio Doplicher ha curato l'antologia di poesia italiana Il pensiero, il corpo (Quaderni di Stilb, Roma, 1986 ) Ha inoltre pubblicato i romanziL'uomo delle Cesane (Camunia, Milano, 1994), L’estate dell’altro millennio (Marsilio, Venezia, 2001), Olimpo(Avagliano, Roma, 2006), Cupo tempo gentile (Marcos y Marcos, Milano, 2012). Ha scritto tre volumi di saggistica:L'ambigua presenza (Bulzoni, Roma 1981 ), Poesia diffusa, insieme a Fabio Doplicher, (Shakespeare e C., Milano, 1982) e Sul limite d'ombra (Cappelli, Bologna 1989). E' autore del film L'età breve (1969) e dei film-poemi: Sulle Cesane(1982), Un'altra estate (1988) e Ritorno d'autunno (1988). Tre suoi testi filmici, L'età breve, Nel dopostoria, Sulle Cesane, insieme a numerosi interventi sulla sua produzione cinematografica, sono usciti nel volume Cinema e poesia negli anni '80, curato da Gualtiero De Santi (Cappelli, Bologna, 1985). Dirige la rivista "Pelagos", ha collaborato con "Tuttolibri La Stampa" e con "Il Corriere Adriatico".
poesie di Umberto Piersanti da “I luoghi persi” (Giulio Einaudi, Torino, 1994)
Nel tempo che precede
madre ch’eri fra tutte la più gentile
persa con le tue amiche in fondo al fosso
lunga la treccia sul tuo corpo snello
scende fino alla vita, nell’acqua chiara
hai camminato scalza, scosti le brecce
dentro la tana il gambero s’appiatta
d’intorno sono i colli che tu speri
di sorpassare un giorno, non sai la meta
guardi il greppo che pende e ti sovrasta
oggi Madìo ha preso con la vanga
il lepre nel trifoglio alla piantata
passano i merli dentro l’aria chiara
getta fuori il sambuco acini fitti
ma Celeste è lontano, presso i fili
dove muore chi è andato a far la guerra
scenderà questa notte giù dal cielo
- la tua fiaba narravi all’Elda attenta -
lo aspetto col cuscino presso il noce
c’è come un carro grande che vola sopra
per lui metto le viole nel bicchiere
ho tolto dalla cenere i lenzuoli
dopo scavò la terra proprio alla porta
dentro ci ha messo il noce, la rama chiara
consiglio della Fenisa quand’ha saputo
che è quella la pianta dove aspetta
scende nella divisa grigioverde
lento giù per la costa sullo stradino
e splende la sua faccia per la luce
come mai s’era vista dentro l’aria
sarà quella ragazza che t’aspetta
venire nella notte giù dal cielo
la prima che t’abbraccia sulla porta
prima che nascessi furono insieme
stavano tutti là presso l’aiuola
a pescare castagne nel caldaro
ora mancano tutti, manca una casa
solo prima di nascere l’ho avuta.
Il favagello
è d’un giallo squillante, nessun fiore
l’uguaglia anche se prendi l’anno intero
copre a febbraio i greppi
verdissima è la foglia
umida sempre un poco e immacolata
quando la neve cade che ritarda
il favagello resta sotto intatto
se sta sotto la neve tre giorni sani
e viene una ragazza che lo coglie
dinnanzi alla specchiera, in un bicchiere
col gambo dentro l’acqua poi lo mette
sale nel vetro l’uomo, sale le scale
bussa alla porta
e aspetta se lei apre.
Incontro
il crepuscolo lungo
che si spegne,
dall'erbe e dalle macchie
fitte più di formiche
in processione
le rane nella strada
e contro i vetri,
sul cofano aggrappate
con rauchi gridi
ma non c'era un torrente
tutt'intorno,
neanche un fosso
il più scavato e perso,
non era quel cammino
così assurdo e irreale
e senza meta?
ma tacevano i lunghi
campi e freddi,
ottobre li bagnava
con la sua brina,
solo un grillo tenace
nel trifoglio
lo stanco canto
oppone
al primo gelo
chi non sa dove andare
meglio cammina,
nel buio che s'annuncia
conviene perdersi,
i sentieri tra i campi
sono infiniti,
la fonte sta dovunque
o in nessun luogo
scendono per i greppi
le rane a balzi,
forse non hanno meta
forse è smarrita,
tu le guardi,
pensi
quant'è dolce
perdere la strada
_____Maggio 2013
.
.
.